Chiarissimo Professore Paolo Maddalena,
è ancora viva in me la riconoscenza umana e civile nei suoi confronti per l’impegno a fianco di tutti coloro che hanno informato e lottato insieme al popolo italiano affinché il 4 dicembre respingessimo con un forte e deciso “NO” referendario il tentativo del Partito Democratico, di Matteo Renzi e della sua maggioranza di violare i principi fondamentali del nostro Stato repubblicano, democratico, parlamentare e rappresentativo sanciti nella nostra Costituzione.
Proprio quei principi che sono già violati quotidianamente in forza dell’adesione dell’Italia ai Trattati UE, della Moneta Unica, del Fiscal Compact e del Meccanismo Europeo di Stabilità, i quali prescrivono come loro fine ultimo ordinamentale la stabilità dei prezzi e l’incontrollabile circolazione di capitali e di beni e servizi privati, mentre la nostra Costituzione, non devo certo ricordarlo a lei, ha come suprema finalità la piena occupazione e l’eliminazione di quegli impedimenti, determinati dal sistema economico capitalistico, alla libera e progressiva emancipazione dell’essere umano e alla sua piena realizzazione politica, civile, economica e culturale.
E c’è un’altra violazione della Costituzione che vorrei ricordarle, di immane importanza storica, giuridica e politica: una ferita ogni giorno più purulenta nell’ancora vivo, proprio grazie al nostro NO del 4 dicembre, tessuto dell’ordinamento democratico.
Questo Parlamento, Professor Maddalena, NON PUO’ pronunciare il suo voto in merito al CETA.
Non può ratificare quel Trattato, che lei giustamente ritiene profondamente contrario ai nostri principi di diritto, all’autonomia dei poteri dello Stato, e profondamente antitetico alla nostra Costituzione.
NON PUO’.
Quella sentenza relativa al giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 4, comma 2, 59 e 83, comma 1, n. 5 e comma 2 del d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati), nel testo risultante dalla legge 21 dicembre 2005, n. 270 (Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica); degli artt. 14, comma 1, e 17, commi 2 e 4, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533 (Testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione del Senato della Repubblica), nel testo risultante dalla legge n. 270 del 2005, NON PERMETTE A QUESTO PARLAMENTO DI VOTARE LEGGI DI RATIFICA DI TRATTATI INTERNAZIONALI CHE INCIDANO COSI’ PROFONDAMENTE SUL DIRITTO DEI CITTADINI ALLA SALUTE PUBBLICA, AL GIUSTO PROCESSO, E SUI LIMITI DA IMPORRE ALL’INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA CHE DEVONO ISPIRARSI A FINALITA’ SOCIALI.
Mi spiace dover rammentare a lei, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, i principi inderogabili della nostra Costituzione, ma ho dovuto constatare, leggendo la sua intervista “Brancaccio, quale Italia?”, sul magazine LA Città FUTURA, che ha tralasciato, nel suo chiarissimo e giusto attacco contro il Trattato CETA, questo aspetto di importanza fondamentale.
Mi permetto di affermare che tutti i giuristi italiani dovrebbero chiedere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di dimettersi nel caso il Parlamento Italiano osasse ratificare quel Trattato, andando contro la Sentenza 1/2014 firmata poi dallo stesso Mattarella quale, allora, Giudice della Corte Costituzionale.
A quale punto si è giunti, di totale sottomissione alle regole private del Mercato, e dell’ideologia totalitaria dell’ordoliberismo che impregna Trattati, direttive e decisioni dell’Unione Europea se si permette a parlamentari nominati dai partiti ed eletti secondo un procedimento elettorale incostituzionale, di non avere più un giudice italiano a proteggerli dal potere contrattuale di corporation e holding private internazionali, certo con sede in Canada, nei settori strategici del commercio agroalimentare, della tutela fitosanitaria, degli appalti e dei servizi finanziari?
Su questi settori, e su molti altri, lei bene lo riconosce, lo Stato italiano dovrà accettare arbitrati composti da giudizi e avvocati scelti dall’Unione Europea, senza più alcun rispetto della sovranità dell’ordinamento italiano.
Arbitrati che avranno la struttura e le regole procedimentali di un accordo PRIVATO.
Oh, certo, la propaganda neoliberista mi dirà che al capitolo 8 del trattato si prevede per regolamntare gli investimenti pubblici su questi settori un tribunale internazionale, non più privato ma composto da 15 membri: 5 nominati dal Canada, 5 nominati dall’Unione Europea e 5 provenienti da paesi terzi.
Meraviglioso, sembra.
Il trattato riconosce esplicitamente il diritto delle parti di regolamentare gli investimenti “sulla base della protezione della salute pubblica, dell’ambiente, della protezione dei consumatori e della promozione e protezione della ricchezza culturale” (articolo 8.9). Principio ribadito al capitalo 24, questa volta riguardo l’ambiente e la sua preservazione.
Ma sappiamo bene come gli Stati Uniti d’America e altri loro alleati intendono i Tribunali Internazionali. Se gli conviene li formano, se non gli conviene li disfano con rallentamenti delle procedure, dinieghi e nomine ostative ai lavori del consesso giuridico.
In ogni caso il Parlamento italiano non ha le funzioni per pronunciarsi.
Questo è già stato compiuto, con effetti devastanti sulle popolazioni di tutto il mondo, in relazione agli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Ma è stato un Parlamento legittimamente eletto, e quindi un Governo nella pienezza dei suoi poteri, a ratificarli.
Questo Parlamento non è legittimato dal diritto a compiere un tale abominio.
Ora vengo alla prosecuzione della sua intervista, che mi ha lasciato ancora più sgomento e fortemente critico.
Mi riferisco a quella parte dove lei si muove nel campo della decisione politica e ritiene che il conflitto (mediato dall’istituzione parlamentare) tra destra e sinistra non abbia più ragione d’essere: esattamente come auspicava il maggior teorico neoliberista Friedrich August Von Hayek e come volevano i teorici della rivista Ordo della scuola di Friburgo.
La loro, come i trattati Europei, è una Costituzione economica dove destra e sinistra non esistono più.
Esistono solo imprese, banche, consumatori e debitori.
Non esiste più il lavoro, perchè non esiste più l’essere umano nelle loro teorie e nella loro prassi totalitaria orami divenuta Grundnorm europea (austriaco-tedesca e ora francese).
La sua riflessione sull’appello di Anna Falcone (autorevole giurista che ritengo non abbia la minima idea sulla pericolosità dell’operazione di mistificazione politica alla quale si sta prestando) e Tomaso Montanari contiene gravi concessioni all’ideologia dell’economia sociale di mercato, che altro non è che l’ideologia totalitaria ordoliberista. Totalitaria perchè esplicitamente afferma la volontà di trasformare l’essere umano in homus oeconomicus, delegittimando ogni forma di conflitto tra lavoro e capitale.
Al Teatro Brancaccio, Professore, non si è parlato di Euro, di Trattati europei, e lei continua a non parlarne.
Alleanza Popolare si propone solo di voler amministrare tecnicamente risorse (cose) all’interno dell’ideologia neoliberista, anche se lei afferma il contrario.
Questo è grave.
Particolarmente grave per un giurista cattolico che ha il nome di colui che fissò la profezia fondamentale del Cristianesimo, e il suo rapporto con la fine dei tempi. Quella fine della Storia che il neoliberismo, esplicitamente, si propone come disvelamento della sua gnosi.
E questo avviene proprio attraverso la sua negazione della dialettica politica tra destra e sinistra, che ho ascoltato, tremando di sgomento, proprio dalla bocca del suo collaboratore Luigi Di Giacomo.
No, professore. La sinistra non è il popolo schiavizzato.
La SINISTRA è quella parte del popolo che ha la coscienza storica del suo compito di affermare il sacro diritto di ogni essere umano a essere protetto, tutelato e emancipato dalla giustizia sociale dalla necessità delle sue condizioni di nascita.
E non cerca capi o pensieri magici – molti di questi si sono ascoltati anche al Brancaccio – per cambiare la propria condizione, ma viene affiancato dallo Stato e dalle sue istituzioni, e dai mediatori istituzionali politici nella società quali i movimenti e i partiti POLITICI, per affermare e conquistare autonomamente l’emancipazione e l’uguaglianza sostanziale di ogni essere umano in armonia con il proprio ambiente naturale.
Questa è la SINISTRA, Professor Maddalena.
Che si contrappone a una destra, che mi auguro altrettanto costituzionale e democratica, almeno nelle sue forme, che ritiene che l’essere umano, vista la sua intrinseca malvagità e imperfezione, debba essere inserito in un modello gerarchico, patriarcale, che ne assicuri il controllo.
Purtroppo, a questa destra, deve consentirmelo, il mondo cattolico ha sempre prestato le sue più alte intelligenze.
Senza questa dialettica politica, Professor Maddalena, non abbiamo altro che amministrazione, tecnica, e dominazione di cose.
E quando l’uomo, come oggi accade, diventa semplice cosa, penso lo sappia meglio di me, il messaggio cristiano e l’ontologia socialista e marxista, cardini del Moderno, rischiano di venire cancellati.
Quel giorno verranno cancellati sia il NOMOS che il Katechon, τὸ κατέχον, e quindi verrà cancellata la decisione politica, che non può mai essere definitiva e singola, ma mediata da istituzioni e poteri giuridici e politici diffusi, plurali e autonomi dalla sfera economica, che rispondano responsabilmente alla rappresentanza politica di esseri umani.
Il compito del giurista è che quel giorno non giunga mai.
punto 9) Politica internazionale (Il ruolo nell’Italia nel contesto internazionale; l’Italia ripudia la guerra – attuazione dell’articolo 11 della Costituzione; l’Europa: revisione dei trattati, l’euro, la costruzione della cittadinanza europea; no al CETA). Sarà pochino, ma stringati sono tutti i dieci punti perchè per tutti si invita al confronto, dire che non se ne parla è solo esorcizzazione. E poi complimenti perchè mi pare avete già capito tutto dell’euro e di come venirne fuori
Credo che chi ha scritto questa lettera non conosca nulla o quasi nulla di ciò che il Prof. Maddalena ha scritto e ha fatto in questi ultimi anni. Mentre qui si parla tristemente di recinti e steccati “di sinistra”. Buona fortuna…
Gentile Luigi De Giacomo, sono Massimo Ribaudo e abbiamo già avuto di confrontare le nostre opposte visioni all’incontro dell’8 Gennaio di Roma organizzato da Risorgimento Socialista per la creazione di una coalizione per la sinistra popolare, ora diventata Confederazione per la Liberazione Nazionale, alla quale non avete aderito né voi, né noi. Se legge attentamente la lettera non solo non si disconosce l’altissima opera giurisprudenziale e dottrinaria del professor Paolo Maddalena, ma anzi, proprio in onore a questa, mi permetto di restare fortemente deluso dall’approdo politico con Alleanza Popolare, secondo me fallimentare, a cui questa giunge. E’ l’ammirazione a spingermi a criticare l’opzione politica altamente mistificatoria e generata solo da accordi di palazzo per proteggere in qualche modo il Pd dall’inevitabile declino politico causato dal suo tradimento di milioni di elettori. Qui non si tratta di proporre steccati, come già le dissi in quell’occasione, ma di dotare il Paese si una sinistra politica in cui riconoscersi e da cui essere rappresentato. Non può negare, nessuno può negare, che da quando al popolo italiano manca una chiara rappresentanza di sinistra esso si sia fortemente imbarbarito. E proprio chi ama il popolo italiano e la sua Costituzione, sa che essa è nata da chiare e nette posizioni ideologiche sapientemente, mirabilmente, composte a sintesi. Affermare che la parola sinistra è uno steccato, o un retaggio del passato, come purtroppo anche lei ha fatto, lasciando tutti sgomenti, in quell’incontro, significa arrogarsi il diritto di essere la sola voce – la voce del cattolicesimo – in grado di opporsi al neoliberismo. Come le dissi in quell’incontro, purtroppo il neoliberismo vi ha già sconfitti ovunque. Quindi, se volete avere ancora qualche speranza dovete riporla in noi. In noi che siamo comunisti, socialisti, radicali, libertari, ma che abbiamo rispetto (e molti, mi creda, fede) della parola di Cristo. Altrimenti il neoliberismo avrà dominio totale.