Il concetto di fascismo è molto più largo di quello che si crede, perchè a torto si pensa che esista solo quello in camicia nera del ventennio e che questo sia quindi un tema superato e invece no, non è così.
Il fascismo è anche quella fascia grigia di ambiguità di chi considera le nostre istituzioni democratiche una inutile perdita di tempo e vorrebbe il rapporto diretto con il popolo; fingono di amare la povera gente invece la disprezzano e dimostrano il loro odio in ogni occasione, quella che ha l’impatto più facile.
L’attacco ai sindacati chiamati dai grillini parassiti (e non solo), chi se non i fascisti possono considerare delle libere associazioni perchè questo sono i sindacati, come parassiti non capendo che questi non lucrano soldi, ma i lavoratori si tesserano liberamente per essere rappresentati?
La verità è che il Movimento cinque stelle, la Lega, il PD e i forzisti odiano i lavoratori ed infatti questi partiti hanno tolto diritti ai lavoratori, allungato le pensioni in modo che il lavoratore sia costretto a lavorare di più, che viva la precarietà e sopravviva col lavoro nero.
Altro tema che racchiude il fascismo è quello di trattare la povertà come un problema di ordine pubblico. L’uso degli idranti per sgomberare o multare i barboni che rovistano la spazzatura, significa scegliere sempre i padroni come interlocutori ed è una chiave di lettura importante perchè sappiamo che il fascismo per sua stessa natura è espressione padronale della classe borghese che sabota la democrazia ossia le istituzioni e sono azioni che rispondono tutte al concetto fascista di legge e ordine.
Il razzismo quello esplicito di leghisti e cinque stelle che arrivano addirittura a ipotizzare dei reati che hanno soltanto il volto degli immigrati, ossia se la violenza sessuale la commette l’immigrato diventa più grave perchè la destra razzista inserisce l’aggravante dell’inferiorità e uno dei massimi rappresentantiu oggi di questo pensiero, guida la prima potenza del mondo gli USA, mi riferisco a Trump.
I leghisti non sono molto diversi da lui ed hanno pure copiato lo slogan “prima gli americani”.
Ii leghisti sono antimeridionali da sempre e oggi si scoprono nazionalisti. La Lega Nord è un partito camaleontico capace di mille trasformazioni e nessuna di essa è positiva.
Ma c’è anche il razzismo liberale e benpensante del PD che per lavarsi la coscienza e per non avere più gli immigrati in casa fa accordi discutibili con governi militari e dittatoriali come quello libico che finanziano perchè rinchiuda i migranti e non permetta loro di arrivare. Ipocriti perchè non riconoscono volutamente il razzismo e usano anche l’espressione più bieca che alimenta lo scontro di classe tra disperati e poveri “noi dobbiamo distinguere tra migranti economici e quelli che scappano dalle guerre” come fa Macron e non a caso Minniti piace alle destre e a questa Europa.
Lava la coscienza a troppe persone questo sistema, ma che non ha nulla di buono perchè ad informarsi senza pregiudiziali e con un po’ di coscienza di classe, lo si capisce in fretta dove ci si dovrebbe collocare perchè i racconti dei migranti sono strazianti.
E questo non significa di sicuro essere buonisti (altro termine fascistoide) ma affrontare il problema in tutta la sua complessità e GESTIRLO invece di generare odio discriminando tra povero e povero o tra povero e disperato.
Una lezione di storia importante e chiarissima. La fase di lotta popolare denominata “biennio rosso” fu uno dei capitoli fondamentali della storia delle rivolte sociali in Italia. E il suo fallimento può e deve ancora insegnarci molto.
Questi i punti principali da approfondire:
Le divisioni tra lotte agrarie e scioperi nel settore industriale.
I diversi obiettivi sociali e politici delle “leghe bianche”, cattoliche, e delle “leghe rosse”, socialiste.
I gravissimi errori dei governi liberali e democratici totalmente asserviti alle strategie del Capitale globale e nazionale.
L’impossibilità del Capitalismo di risolvere politicamente le fasi della sua crisi.
Certamente oggi tutto ci sembra diverso. Ma la crisi che attraversiamo è sempre di natura capitalistica e imperialistica.
Soltanto che gli attori oggi si chiamano neoliberisti e democratici globalisti. E ci stanno trascinando su due strade altrettanto fatali.
La dittatura europea dell’austerità (e quindi della disoccupazione e della deflazione), oppure la rinascita di nuovi nazionalismi reazionari e fascisti. Sapremo imparare dagli errori del passato?
L’essere metà razzista e metà barbetta caprina, Matteo Salvini, dice che “i ministri turchi non sono benvenuti in Italia”.
È lo stesso essere che fino a qualche giorno fa invocava il fondamentale e costituzionalmente garantito diritto di parola per sé medesimo quando molti napoletani a lui dicevano le stesse identiche parole ” non sei benvenuto a Napoli”.
In queste poche parole, notiamo in Salvini l’essenza di due delle peggiori piaghe politiche dell’umanità.
Il nazionalismo e il fascismo (che non sono sinonimi ma circolano sempre appaiati).
Il fascismo è questo: invocare i liberali diritti per sé e negarli agli altri a seconda delle convenienze. E’ la falsa tolleranza, completamente diversa dall’intolleranza verso gli intolleranti, perché mentre la prima è ipocrisia la seconda è legittima difesa.
E il nazionalismo è questo: invocare la presunta eterna identità del “popolo” quale valore universale di tutti i “popoli” salvo poi, all’occasione, accusare un “popolo” di essere peggiore del proprio (per esempio affermando che “la Turchia non è Europa né mai lo sarà”) e, a seguire, a seconda delle circostanze, dire anche che è inferiore o parassita ecc.
Non importa quanto siano fasulle, infondate nonché variabili nel tempo e nello spazio le idee di “nazione” e “popolo” (nell’accezione che fascio-nazionalisti gli danno comunemente) quello che conta, per loro, è affermare il primato della propria inventata “identità” che si definisce per differenza con altri gruppi sociali più che per caratteristiche intrinseche del gruppo (“popolo”) cui si afferma di appartenere.
È così ieri il “popolo padano”, laborioso e moderno, si definiva per differenza col “popolo meridionale” parassita e retrogrado e oggi il “popolo” europeo, cristiano e liberale, si differenzia dal “popolo turco” musulmano e autoritario.
Così come l’altro ieri il “popolo italiano” ariano e fascista si differenziava dalla “razza” ebraica demoplutomassonica e col naso adunco.
La cosa che dovrebbe dare da pensare a molti “nazionalisti” di nuovo conio è che, nella fattispecie turca, ci si trova davanti a un collega nazionalista di chiara fama.
Erdogan, molto più dei suoi predecessori, è uno che sull’autoritarismo e sul nazionalismo ha costruito le sue fortune politiche. Alla stessa identica maniera di tanti suoi pari francesi o olandesi o ungheresi o italiani. E’ uno di loro, per capirci. Salvo che è musulmano e, al momento, i musulmani sono il “popolo nemico” di turno.
Stando così le cose non ci vuole molto ad arrivare alla conclusione che se oggi “non sono benvenuti i ministri turchi” domani, se le circostanze lo richiedono, non saranno benvenuti quelli francesi o quelli tedeschi, o quelli americani. Di ragioni per odiare francesi (“si credono superiori”) o tedeschi (“si credono superiori”) o americani (“si credono superiori”) ce ne sono e se ne trovano sempre.
Perché l’idea sottesa al nazionalismo – altrimenti detto da qualche pensatore male informato, “patriottismo” – è quella del primato della propria “nazione” su ogni altra.
E, come noto, “il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”.