È una trasmissione orripilante, che si compone essenzialmente di servizi, girati con i piedi, su neri che stuprano, neri che rubano, neri che minacciano bambini, neri che occupano le case degli italiani, neri che sono troppi, neri che se ne dovrebbero andare, neri che è già tanto che li sopportiamo e non li facciamo affogare tutti.
Si può parlare di immigrati, di migranti, di rifugiati, di islamici, di terroristi, di maghrebini, di stranieri, ma in fondo si parla sempre di neri. Islamico uguale terrorista uguale rifugiato uguale potenziale stupratore uguale illegale uguale clandestino uguale nero. Non c’è un minuto a parte la pubblicità che non sia dedicato al racconto di un paese devastato dallo schifo prodotto dai neri.
Io ero invitato a dire che ne pensavo, la domanda che mi ha fatto Belpietro era: “Perché c’è tanta informazione politicamente corretta? Perché non si può dire che chi stupra è immigrato? Che chi delinque è nero?”
Io gli ho risposto che si può dire, anzi che mi sarei aspettato ancora altri servizi sui neri che torturano i bambini, che sputano sui preti, che fanno abigeato. Avrei voluto proprio una trasmissione che non si intitolasse “Dalla vostra parte” ma proprio “Negri cattivi” con solo servizi sulle malefatte vere e minacciate dai neri.
Ma il razzismo, il razzismo elementare, ottocentesco, di Belpietro e Sallusti, non è il solo problema di “Dalla vostra parte”, trasmissione serale di una rete nazionale. Il problema è l’assoluta incapacità giornalistica, la povertà assoluta dal punto di vista del mestiere.
A un certo, visto che si parlava di occupazioni, ho chiesto a Belpietro, se si era preparato qualche dato sull’emergenza abitativa. Ha balbettato che glieli fornissi io. Gli ho detto: “Ma come, hai fatto un pezzo di trasmissione su questo e non c’hai manco un dato?”, e poi glieli ho detti io.
Ho detto a Sallusti che tutto ciò che stava dicendo su immigrazione e occupazioni non aveva nessuna base dal punto di vista dell’informazione. Mi ha risposto che è vero è d’accordo anche lui che i giornali dovrebbero fare più inchieste; gli ho detto che gli basterebbe leggere mezzo libro, o qualche giornale fatto appena decentemente, e ripetere quello che c’è scritto lì.
Due giornalisti della redazione mi hanno telefonato poi complimentandosi con me e ridacchiando perché avevo sputtanato Belpietro in diretta. Mi dispiace per loro che certo devono lavorare e devono portare uno stipendio a casa, ma quello che stanno facendo è semplicemente manovalanza sottopagata per il peggiore megafono del razzismo, sono complici e omertosi, non ci trovo nessuna giustificazione.
Oggi (29 agosto, ndr) sulla mia bacheca ci sono commenti di insulti, minacce di stupro a donne che commentano, la feccia della feccia. Risponderò ad uno ad uno, appena avrò tempo. Ma gli risponderò con la stessa franca risata con cui, prima di andarmene a metà, ho opposto ieri a Sallusti che affermava che nel Corano c’è scritto di fare attentati terroristici.
È una televisione che crea una paura che esiste solo nella loro pancia. È ridicolo ciò che dicono, è imbecille, è la peggiore ignoranza storica e contemporanea, è una parodia. Il fascismo è sempre una parodia. Riempie un vuoto, e lo fa comodamente, prevedibilmente, stancamente, l’autobiografia infantile di una nazione.
Sta a noi di sinistra, semplicemente democratici, antifascisti, pensanti, fare argine a questo. Tocca a noi, in ogni momento, e sarà sempre peggio nei prossimi mesi. Come scriveva In una delle ultime interviste prima di morire Roberto Bolaño, alla domanda su quali fossero le cose che lo annoiavano di più. “Il discorso vuoto della sinistra, il discorso vuoto della destra lo do per scontato”.
Se il tuo Dio è bambino di strada umiliato, maltrattato, assassinato, bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata, omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere, handicappato fisico, mentale, compatito, prostituta dell’Africa, dei Paesi dell’est, che tenta di sfuggire la fame e la miseria creata dai nostri stessi Paesi, transessuale deriso e perseguitato, emigrato sfruttato e senza diritti, barbone senza casa né considerazione, popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà, ragazza mai baciata, giovane senza amore, donna e uomo cancellati in carcere, prigioniero politico che non svende i suoi ideali, ammalato di Aids accantonato, vittima di sacre inquisizioni, roghi, guerre, intolleranze religiose, indigeno sterminato dall’invasione cattolica dell’America, africano venduto come schiavo a padroni cristiani, ebreo, rom, omosessuale o altro dissidente sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti o nei gulag sovietici, morto sul lavoro sacrificato alla produzione, palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra, vittima della globalizzazione; se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro ciò che hai e ciò che sei, a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati, a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni, a stare dalla parte degli ultimi a preferire loro all’oppressore che vive nei fasti di palazzi profani o sacri, viaggia con aerei privati, viene ricevuto con gli onori militari e osannato dalle folle; se egli considera la terra e i beni non come privilegio di alcuni, ma come proprietà di tutti, se ama ricchi e oppressori strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro togliendo il superfluo rubato e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani, se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie, se non fa gravare, come i farisei, pesi sugli altri che lui stesso non può portare, se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell’Aids, se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate, se non impone alle donne le sue convinzioni sull’aborto ma sta loro vicino con amore e solidarietà, se non è maschilista e non discrimina le donne, se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare, se non consacra la loro subordinazione, se non impone nulla, ma favorisce la libertà di coscienza, se rispetta gli altri dei e le altre dee, se non pensa di essere il solo vero Dio, se non è convinto di avere la verità in tasca e cerca con gli altri; se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto, se si arrabbia quando è necessario e butta fuori dal tempio commercianti e sacri banchieri, se ama madre terra, piante, animali, fiori e stelle; se è povero tra i poveri, se annuncia a tutti il Vangelo di liberazione degli oppressi e ci libera da tutte le religioni degli oppressori; allora qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia il colore della pelle, nera, gialla, rossa o pallida, qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante, induista, musulmana, maya, valdese, shintoista, ebrea, buddista, dei testimoni di Geova, Chiesa dei santi degli ultimi giorni, di qualsiasi Chiesa o setta non m’importa egli sarà anche il mio Dio perché manifestandosi negli ultimi è Amore con l’universo delle donne e degli uomini, nello spazio e nel tempo e con la totalità dell’essere, amore cosmico che era, sta e viene nell’amore di tutte le donne e di tutti gli uomini, nei loro sforzi per la giustizia, la libertà, la felicità e la pace.
Medici Senza Frontiere Italia ha documentato sul proprio profilo Twitter il soccorso ai rifugiati sgombrati con idranti e cariche questa mattina a Piazza dell’Indipendenza a Roma. Il tema dell’Ong ha soccorso tredici persone ferite, di cui quattro erano in condizioni tali da aver reso necessario l’intervento delle autoambulanze per trasportarli in ospedale.
MEDICI SENZA FRONTIERE SOCCORRE I RIFUGIATI DI PIAZZA DELL’INDIPENDENZA
Come rimarcato da Medici Senza Frontiere, le lesioni e le fratture subite dai rifugiati subiti sono stati causati principalmente dagli idranti utilizzati per cacciarli con la violenza da Piazza dell’Indipendenza a Roma. Il luogo in cui gli stranieri che avevano ricevuto il permesso di soggiorno in quanto beneficiari di protezione internazionale si erano trasferiti dopo lo sgombero di un palazzo occupato in via Curtatone.
MSF Italia ha mostrato in un video su Twitter come una signora anziana sia stata costretta ad andare all’ospedale dopo che era stata colpita in modo violento dal getto d’acqua con un idrante. Su Twitter è stato inoltre rimarcato come a soccorrere i rifugiati ci fossero solo il personale medico della Ong. La mancanza di ambulanze avrebbe potuto rendere più drammatico un intervento delle forze dell’ordine che appare sproporzionato rispetto alla situazione di piazza dell’Indipendenza. L’attacco con gli idranti alle sei del mattina è una modalità operativa che pare più consona a persone ben più aggressive e pericolose di rifugiati a cui lo stesso Stato italiano ha concesso l’asilo.
Lo sa, ma non lo dice in pubblico. E la notizia non compare né sul suo sito personale, né sul portale “Passo dopo passo” e nemmeno tra “I risultati che contano” messi in bella mostra con tanto di infografiche da “Italia in cammino”. Eppure è stata la miglior performance del suo governo. Nei 1024 giorni di permanenza a Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha raggiunto un primato storico di cui però, stranamente, non parla: ha sestuplicato le autorizzazioni per esportazioni di armamenti. Dal giorno del giuramento (22 febbraio 2014) alla consegna del campanellino al successore (12 dicembre 2016), l’esecutivo Renzi ha infatti portato le licenze per esportazioni di sistemi militari da poco più di 2,1 miliardi ad oltre 14,6 miliardi di euro: l’incremento è del 581% che significa, in parole semplici, che l’ammontare è appunto più che sestuplicato. Una vera manna per l’industria militare nazionale, capeggiata dai colossi a controllo statale Finmeccanica-Leonardo e Fincantieri. E’ tutto da verificare, invece, se le autorizzazioni rilasciate siano conformi ai dettami della legge n. 185 del 1990 e, soprattutto, se davvero servano alla sicurezza internazionale e del nostro paese.
Renzi e il motto di Baden Powell
Un fatto è certo: è un record storico dai tempi della nascita della Repubblica. Ma, visto il totale silenzio, il primato sembra imbarazzare non poco il capo scout di Rignano sull’Arno che ama presentarsi ricordando il motto di Baden Powell: “Lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. L’imbarazzo è comprensibile: la stragrande maggioranza degli armamenti non è stata destinata ai paesi amici e alleati dell’UE e della Nato (nel 2016 a questi paesi ne sono stati inviati solo per 5,4 miliardi di euro pari al 36,9%), bensì ai paesi nelle aree di maggior tensione del mondo, il Nord Africa e il Medio Oriente. E’ in questa zona – che pullula di dittatori, regimi autoritari, monarchi assoluti sostenitori diretti o indiretti del jihadismo oltre che di tiranni di ogni specie e risma – che nel 2016 il governo Renzi ha autorizzato forniture militari per oltre 8,6 miliardi di euro, pari al 58,8% del totale. Anche questo è un altro record, ma pochi se ne sono accorti.
Il basso profilo della sottosegretaria Boschi
Eppure non sono cifre segrete. Sono tutte scritte, nero su bianco e con tanto di grafici a colori, nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento per l’anno 2016” inviata alle Camere lo scorso 18 aprile. L’ha trasmessa l’ex ministra delle Riforme e attuale Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Maria Elena Boschi. Nella relazione di sua competenza l’ex catechista e Papa girl si è premurata di segnalare che “sul valore delle esportazioni e sulla posizione del Kuwait come primo partner, incide una licenza di 7,3 miliardi di euro per la fornitura di 28 aerei da difesa multiruolo di nuova generazione Eurofighter Typhoon realizzati in Italia”. Al resto – cioè ai sistemi militari invitati in 82 paesi del mondo tra cui soprattutto quelli spediti in Medio Oriente – la Sottosegretaria ha riservato solo un laconico commento: “Si è pertanto ulteriormente consolidata la ripresa del settore della Difesa a livello internazionale, già iniziata nel 2014, dopo la fase di contrazione del triennio 2011-2013”. La legge n. 185 del 1990, che regolamenta la materia, stabilisce che l’esportazione e i trasferimenti di materiale di armamento “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”: autorizzare l’esportazione di sistemi militari a paesi al di fuori delle principali alleanze politiche e militari dell’Italia meriterebbe pertanto qualche spiegazione in più da parte di chi, durante il governo Renzi e oggi col governo Gentiloni, ha avuto la delega al programma di governo.
I meriti della ministra Pinotti
Non c’è dubbio, però, che gran parte del merito per il boom di esportazioni sia della ministra della Difesa, Roberta Pinotti. E’ alla “sorella scout”, titolare di Palazzo Baracchini, che va attribuito il riconoscimento di aver consolidato i rapporti con i ministeri della Difesa, soprattutto dei paesi mediorientali. La relazione del governo non glielo riconosce apertamente, ma la principale azienda del settore, Finmeccanica-Leonardo, non ha mancato di sottolinearne il ruolo decisivo. Soprattutto nella commessa dei già citati 28 caccia multiruolo Eurofighter Typhoon: “Si tratta del più grande traguardo commerciale mai raggiunto da Finmeccanica” – commentava l’allora Amministratore Delegato e Direttore Generale di Finmeccanica, Mauro Moretti. “Il contratto con il Kuwait si inserisce in un’ampia e consolidata partnership tra i Ministeri della Difesa italiano e del Paese del Golfo” – aggiungeva il comunicato ufficiale di Finmeccanica-Leonardo. Alla firma non poteva quindi mancare la ministra, nonostante i slittamenti della data dovuti – secondo fonti ben informate – alle richieste di chiarimenti circa i costi relativi “a supporto tecnico, addestramento, pezzi di ricambio e la realizzazione di infrastrutture”.
Anche il Ministero della Difesa ha posto grande enfasi sui “rapporti consolidati” tra Italia e Kuwait: rapporti – spiegava il comunicato della Difesa – “che potranno essere ulteriormente rafforzati, anche alla luce dell’impegno comune a tutela della stabilità e della sicurezza nell’area mediorientale, dove il Kuwait occupa un ruolo centrale”. Nessuna parola, invece, sul ruolo del Kuwait nel conflitto in Yemen, in cui è attivamente impegnato con 15 caccia, insieme alla coalizione a guida saudita che nel marzo del 2015 è intervenuta militarmente in Yemen senza alcun mandato internazionale. I meriti della ministra Pinotti nel sostegno all’export di sistemi militari non si limitano ai caccia al Kuwait: va ricordato anche l’accordo di cooperazione militare con Qatar per la fornitura da parte di Fincantieri di sette unità navali dotate di missili MBDA per un valore totale di 5 miliardi di euro, che però non compare nella Relazione governativa. Ma, soprattutto, non va dimenticata la visita della ministra Pinotti in Arabia Saudita per promuovere “affari navali”: ne ho parlato qualche mese fa e rimando in proposito ai miei precedenti articoli.
Le dichiarazioni dell’ex ministro Gentiloni
Una menzione particolare spetta all’ex ministro degli Esteri e attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. E’ lui, ex catechista ed ex sostenitore della sinistra extraparlamentare, che più di tutti si è speso in difesa delle esportazioni di sistemi militari. Lo ha fatto nella sede istituzionale preposta: alla Camera in riposta a due “Question Time”. Il primo risale al 26 novembre 2015, in riposta ad un’interrogazione del M5S, durante la quale il titolare della Farnesina, dopo aver ricordato che “… abbiamo delle Forze armate, abbiamo un’industria della Difesa moderna che ha rapporti di scambio e esportazioni con molti paesi del mondo…” ha voluto evidenziare che “è importante ribadire che l’Italia comunque rispetta, ovviamente, le leggi del nostro paese, le regole dell’Unione europea e quelle internazionali (pausa) sia per quanto riguarda gli embargo che i sistemi d’arma vietati”. Già, ma la legge 185/1990 e le “regole Ue e internazionali” non si limitano agli embarghi, anzi pongono una serie di specifici divieti sui quali Gentiloni ha bellamente sorvolato.
Nel secondo, del 26 ottobre 2016, in risposta ad un’interrogazione del M5S che riguardava nello specifico le esportazioni di bombe e materiali bellici all’Arabia Saudita e il loro impiego nel conflitto in Yemen, Gentiloni ha sostenuto che “l’Arabia Saudita non è oggetto di alcuna forma di embargo, sanzione o restrizione internazionale nel settore delle vendite di armamenti”. Tacendo però sulla Risoluzione del Parlamento europeo, votata ad ampia maggioranza già nel febbraio del 2016, che ha invitato l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, ad “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita”, in considerazione delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale perpetrate dall’Arabia Saudita nello Yemen. Questa risoluzione, finora, è rimasta inattuata anche per la mancanza di sostegno da parte del Governo italiano.
Ventimila bombe da sganciare in Yemen
Rispondendo alla suddetta interrogazione, Gentiloni ha però dovuto riconoscere le “la ditta RWM Italia, facente parte di un gruppo tedesco, ha esportato in Arabia Saudita in forza di licenze rilasciate in base alla normativa vigente”. Un’assunzione, seppur indiretta, di responsabilità da parte del ministro. Il quale, nonostante i vari organismi delle Nazioni Unite e lo stesso Ban Ki-moon abbiano a più riprese condannato i bombardamenti della coalizione saudita sulle aree abitate da civili in Yemen (sono più di 10mila i morti tra i civili), ha continuato ad autorizzare le forniture belliche a Riad. E non vi è notizia che le abbia sospese, nemmeno dopo che uno specifico rapporto trasmesso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu non solo ha dimostrato l’utilizzo anche delle bombe della RWM Italia sulle aree civili in Yemen, ma ha affermato che questi bombardamenti “may amount to war crimes” (“possono costituire crimini di guerra”).
Nella Relazione inviata al Parlamento spiccano le autorizzazioni all’Arabia Saudita per un valore complessivo di oltre 427 milioni di euro. Tra queste figurano “bombe, razzi, esplosivi e apparecchi per la direzione del tiro” e altro materiale bellico. La relazione non indica, invece, il paese destinatario delle autorizzazioni rilasciate alle aziende, ma l’incrocio dei dati forniti nelle varie tabelle ministeriali, permette di affermare che una licenza da 411 milioni di euro alla RWM Italia è destinata proprio all’Arabia Saudita: si tratta, nello specifico, dell’autorizzazione all’esportazione di 19.675 bombe Mk 82, Mk 83 e Mk 84. Una conferma in questo senso è contenuta nella Relazione Finanziaria della Rheinmetall (l’azienda tedesca di cui fa parte RWM Italia) che per l’anno 2016 segnala un ordine “molto significativo” di “munizioni” per 411 milioni di euro da un “cliente della regione MENA” (Medio-Oriente e Nord Africa).
La legge n. 185/1990 vieta espressamente l’esportazione di sistemi militari “verso Paesi in conflitto armato e la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione”, ma – su questo punto – nessun commento nella Relazione. E nemmeno da Renzi. Men che meno da Gentiloni. Che l’attuale capo del governo si sia dato come obiettivo quello di migliorare la performance di Renzi nell’esportare sistemi militari?
Ieri non avevo nulla da fare, così ho optato per una visita ad uno dei soliti hotel a cinque stelle dove, com’è universalmente risaputo, vengono alloggiati i migranti.
Li ho trovati nella hall, stravaccati sulle accoglienti poltrone Frau e sui mastodontici divani in pelle umana, ovviamente realizzati con linda epidermide bianca di razza italica.
Molti di loro scivolavano già nei gorghi di un’allegra ubriachezza, nonostante l’ora mattutina, e brandivano con nonchalanche bottiglie di champagne imperlate di rugiada, appena tratte da uno dei numerosi secchielli d’argento che sbocciavano nella sala. Altri, in attesa del pranzo, fumavano noiosamente i loro Avana, grandi come i ceri delle feste patronali.
Poi tutti si sono sistemati tra le svolazzanti tovaglie di Fiandra ed il bagliore delle cristallerie di Boemia, dove azzimati camerieri hanno iniziato a servire le portate, in un festoso tripudio di ostriche e caviale, di aragoste e di scampi, il tutto annaffiato da Chablis di ottima annata, mentre agli islamici venivano offerte deliziose bevande allo zafferano.
E mentre le orde dei migranti si godevano a nostre spese questo Nirvana, migliaia di evasori fiscali e di trafficanti di valuta tremavano di paura nelle loro misere stamberghe, terrorizzati all’idea di un controllo della Finanza. Ah, paese ingrato coi propri figli più illustri!!!
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(Scrissi questa parodia lo scorso anno, ma purtroppo rimane più che mai attuale, anzi…)