
Cari credenti, cattolici o come preferite definirvi, forse non ne siete a conoscenza ma le peggiori discriminazioni in quanto donna, in quanto non credente (almeno non in quello in quello in cui credete voi e di sicuro non nel modo in cui voi esercitate la vostra fede), in quanto comunista, in quanto a favore dell’aborto, del divorzio, dell’amore libero, della libertà di autodeterminarsi, del rifiuto del conformismo e del benpensantismo, dell’eutanasia le ho subite proprio da molti tra voi. Certamente non tutti ma purtroppo ancora davvero molti.
Discriminazioni che sono state orrende, vili e meschine, per come si sono esternate in molti casi (una anche molto recente e di una vigliaccheria senza pari), e sono certissima di non essere la sola ad aver subito simili discriminazioni.
Molti invece fra noi che non siamo credenti o cattolici, non si sono MAI comportati allo stesso modo verso chi ha una fede, un credo, una diversa concezione dell’esistenza.
Pur non condividendo molte scelte altrui, le abbiamo rispettate perché ognuno deve potersi autodeterminare, anche compiendo errori e non sta a noi stabilire cosa sia giusto e sbagliato nelle e per le vite degli altri e prendere decisioni per tutti.
Noi crediamo nella libertà, voi scegliete di dominare gli altri con le vostre scelte.
Parlate di un Dio d’amore e poi lo dipingete come punitivo e nel pensarvi fatti a sua immagine e somiglianza, vi sentite autorizzati ad essere ciò che Dio non sarebbe mai.
Perciò, più ancora perché siete credenti, ogni tanto gioverebbe ricordare che non vi si chiede di pensare e di condividere quello che pensiamo noi, ma di non assurgere al ruolo di giudici o di vendicatori di un torto subito e soprattutto di avere la forza di stare un passo indietro rispetto alle vite degli altri.
Ricordate quando un giovane uomo ha scelto di morire?
Si può essere o non essere d’accordo, indubbio, ma un paese civile dovrebbe consentire ad OGNI ESSERE UMANO anche la dignità della morte, perché magari preferite non vedere e non sapere, ma OGNI GIORNO ci sono persone lasciate a se stesse, isolate nella sofferenza, nella tragedia di una malattia incurabile che li conduce al suicidio volontario non potendo chiedere una buona morte.
Ma anche in questo vi ergete a giudici, rinnegando ancora il vostro stesso credo perché non sta a voi giudicare niente e nessuno.
Siete credenti ma troppe volte non conoscete il significato della parola compassione e i casi, ormai, si sprecano.
Lo stesso dicasi per la dignità.
Ne parlate tanto, la rivendicate ma parlate della vostra dignità non di quella degli altri.
Voglio chiedervelo, cari tutti, se trovate dignitoso giudicare un uomo che ruba per fame e, per fare un esempio accaduto non tanto tempo fa, vorrei sapere se trovate dignitoso ridacchiare perchè qualcuno rinchiude delle donne Rom in una gabbia, le filma e poi carica il video su Youtube come se fossero animali da circo da esibire.
Ma più ancora, io mi chiedo se sia dignitoso che vi stracciate le vesti per un uomo che desidera porre fine alle sue sofferenze e che non lo facciate, invece, OGNI GIORNO al pensiero che in questo paese milioni di persone non hanno da mangiare, come se il diritto alla vita fosse solo una funzione prettamente biologica.
Io, anche se non sono credente, ho comunque una fede e una passione incrollabili nell’Umanità, me lo chiedo.
Voi, a parte davvero troppi pochi casi, in generale al momento risultate non pervenuti.
E sono certa di quanto affermo perché, se così non fosse, questo paese oggi vedrebbe proprio voi credenti, osservanti e praticanti il cattolicesimo, impegnati a scacciare i mercanti dal tempio.
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P.S.: poi, contro il parere generale, ritengo sia il caso di parlare di uno come Adinolfi in quanto esempio tra un certo cattolicesimo di come il Medioevo non sia mai terminato, nei confronti delle donne e, ahimè, non crediate sia un caso isolato. Obbligata da cause di forza maggiore a coesistere in mezzo a focolarini e ciellini, ho visto e sentito cose che Adinolfi al confronto è quasi un’educanda. Quindi a quelli che dicono sia meglio sorvolare, proprio per questo dico no, non si può non parlarne.
Tacere sulle sue affermazioni diventa gravemente dannoso perché sono tanti quelli come lui e far mancare la riprovazione sociale, significa rischiare di finire pericolosamente col normalizzare una simile nefandezza degna del nazismo insito nel tempo che viviamo.
Condivido ogni parola ma associare ciellini e focolarini é un grave errore, si capisce che dei secondi non conosce un granché.
Gentile Piero, il distinguo di cui lei parla non rileva ai fini di quanto volessi esprimere con la mia riflessione.
Avessi voluto incentrare il mio ragionamento sulle differenziazioni tra appartenenti a CL e i focolarini, mi sarei documentata approfonditamente e avrei dato tutt’altro taglio al mio testo.
Perciò qui non è in discussione chi siano gli uni o gli altri – anche se per quel che ho potuto vedere e comprendere, sia per quanto riguarda i focolarini sia per quanto riguarda agli appartenenti a CL, le dinamiche alla fine sono soprattutto quelle di comunità di persone che si aiutano tra loro ma difficilmente guardano oltre l’uscio della propria casa per aiutare davvero chi al di fuori delle varie congreghe sia in condizioni di grave disagio – ma il fatto che chi crede in Dio poi agisca contro l’essere umano, disattendendo il messaggio di cui invece dovrebbe farsi portatore non solo a parole ma anche coi fatti.
Ma se vogliamo entrare nello specifico, allora bisogna che dica che ho visto innumerevoli volte gruppi di miei colleghi di CL e focolarini, umiliare pesantemente e, nondimeno crudelmente, le donne che interrompevano la gravidanza, per quanto attiene all’esperienza lavorativa, o guardare dall’alto in basso chi non è credente, marginalizzare chi non è conforme al loro credo e stare sempre dalla parte del più forte, all’interno della società.
Il tutto, poi, arrogandosi un diritto che in realtà dovrebbe essere riconosciuto solo a Dio, quale è il giudicare, a quanto mi risulta. La cosa tragica è che quanto scrivo non erano e non sono fatti isolati tantomeno solo qualcuno fra quei colleghi o fra i conoscenti, ma era un comportamento comune alla stragrande maggioranza.
Non solo. Quello che non è più tollerabile, è il fatto che in nome di Dio si compiano le peggiori aberrazioni oltre a perpetrare abusi sull’altro e ad esercitare atti coercitivi e una volontà di dominio che col cristianesimo non dovrebbero aver nulla a che fare ed è il caso occorso in occasione della morte di DJ Fabo, ma anche in altri contesti in cui, per volere dei cattolici, questo è un paese dove i diritti non sono riconosciuti.
Nessuno impone ad un credente di abortire, di divorziare, di chiedere il fine vita ma i cattolici pensano di poter decidere anche per chi non la pensa come loro e questo, mi permetta, si chiama arroganza e volontà di sopraffazione e dominio dell’altro.
Quindi, tutto questo invocare Dio alla fine è solo l’alibi per dar spazio ai propri egoismi o ai propri narcisismi, per conservare i privilegi acquisiti da parte di una certa classe sociale, in alcuni casi.
Di conseguenza, ovviamente ognuno è libero di comportarsi in questo mondo come meglio crede, però almeno abbia il coraggio di farlo dichiaratamente e non nascondendosi dietro l’alibi di un Dio che si tira fuori dal cappello solo per meri scopi personali o per dare ad intendere ai meno informati e acculturati che se si compie un abuso, se si impone una volontà o si esclude che tutta la società possa beneficiare di eguali diritti, lo si fa in nome di Dio.
Spiacente di dirlo, non è così.
Io che non sono cattolica non vado a casa d’altri a puntare i piedi e ad imporre il mio volere e sarebbe gradito che nemmeno i cattolici lo facessero a casa nostra.
Cordiali saluti
Ivana Fabris