
Karl Marx, il grande pensatore di Treviri, con le sue figlie, nel corso delle riunioni con gli amici era solito partecipare a un gioco che consisteva nel rispondere a dieci domande.
Una di queste domande era:
“Papà, che cosa è per te felicità? ed egli rispondeva:
“Felicità per me è lottare”.
Ritengo che questa idea di felicità sia sorprendente e straordinaria, che scompagini la retorica della felicità.
Lottare significa essere costantemente impegnati per la costruzione di relazioni umane più giuste, per la costruzione di una società di giustizia, lottare è affermare i grandi valori della vita, l’uguaglianza, la dignità.
Un simile impegno ti dà vita, ti dà felicità, ti dà energia.
Ora, è bene chiarirlo, lotta non è sinonimo di violenza, è piuttosto sinonimo di coraggio, di lungimiranza.
Lottando per i grandi valori ci si iscrive nel futuro, si lascia un’eredità viva e pulsante alle nuove generazioni.
Coloro che invece cedono, accettano ingiustizie, si abbandonano all’indifferenza è come se fossero una radice morta che lascia al futuro una necrosi etica.