Il bullismo dilaga.
Ma le responsabilità di questo genere di squali, di questi potenziali sociopatici che la società sta producendo, di chi sono?
di Potnia THERON – MovES
È da qualche giorno che girano questi video [1 e 2], che – beninteso – rappresentano un caso singolo (non sia mai che si generalizzi…): due cocci non fanno una città, diceva una mia professoressa, ma qualche migliaio di palazzi sicuramente sí!
Sono sempre più numerosi, complici anche i nuovi mezzi di comunicazione, i casi di studenti bulli che esercitano pressioni, intimidazioni e violenze sui professori.
È ora forse di smettere di commentare schifati, indignati, sconvolti e fare invece una riflessione concreta e costruttiva sul fenomeno. Occorre soprattutto che questa riflessione sia portata all’attenzione delle istituzioni e rompa quel silenzio che, attorno al palazzo, si è fatto assordante.
Molto facilmente si attribuiscono le colpe: ora ai genitori, ora ai ragazzi, ora alla scuola.
È, come più verosimile, un concorso di colpe che trova un’unica radice: la pedagogia. Proprio quella pedagogia che il ministero si è affrettato con la Buona Scuola ad inserire nei piani studio dei futuri insegnanti e sotto l’ausbergo della quale intende organizzare la scuola del futuro.
Sempre più divertente, partecipata, paritaria, ma soprattutto – ed è il refrain più indisponente – COCOSTRUITA.
Sarebbe lungo ripercorrere le tappe che dal sessantotto in poi hanno condotto a un costante e progressivo indebolimento dell’autorità scolastica e genitoriale.
L’assunto è sempre pedagogico e la pedagogia è il Vulnus aperto alla base di tutte e tre le cause.
I genitori dei ragazzi ora in età scolare provengono da famiglie cresciute con il dictat dell’educazione morbida, della cooperante sinergia tra agenti educativi per concorrere all’assenza di ogni trauma.
Mai un limite, dunque, ché il pupo si traumatizza.
Guai a parlare di una sberla, per carità… forse diventa masochista.
Il fanciullo deve sperimentare, perché questa è la parola d’ordine, senza limiti e non deve fare fatica.
Tutto gli è perdonato perché è solo alle elementari.
La scuola? La scuola ha abbandonato da tempo i contenuti perché la verità è che le università sfornano perfetti ignoranti (ormai chi non prende 110 e lode, almeno in ambito umanistico)?
Per nascondere la vuotezza dei contenuti si assiste a una superfetazione* ipertrofica della forma, cosicché i tre anni di FIT (Formazione iniziale e tirocinio) sono dedicati per lo più alla programmazione (quella stessa programmazione intuitiva per i maestri e i prof dei secoli precedenti): ora invece ci vuole un percorso di tre anni, bisogna apprendere una molteplicità di ambienti di apprendimento dai nomi che fanno rabbrividire (siamo ancora insegnanti di lettere o esperti marketing da assalto?): CSILE**, knowledge building, community of learners e via dicendo. Perdonate le inesattezze ma cito a memoria… la parola chiave che costituisce il comune denominatore è la parità, lo smantellamento programmatico di ogni spunto cosiddetto “cattedratico”.
L’insegnante diviene un animatore del sapere cocostruito. Gente, dovete saperle queste cose quando andate a votare, perché si gioca il futuro della nostra nazione.
L’insegnante diviene agli occhi del pargolo un animatore che deve ben celare la fatica, il sacrificio, il sudore della mnemotecnica con cui ha appreso i contenuti che ora sta insegnando perché l’apprendimento deve essere una scoperta… non è contemplata la fatica, la noia e l’apprendimento mnemonico perché sono deleteri per la formazione (i greci, dunque, vertice di civiltà, erano tutti cretini!).
L’insegnante è soltanto uno tra tanti, uno studente tra studenti e sta al di qua della barricata, ammesso che abbia ancora senso questo termine quando pecoroni, a cui hanno rubato anche le mutande, non scendono mai in piazza, non discutono, temono di avere un’opinione diversa dagli altri.
Cade l’auctoritas, quella che ha reso grande la nostra civiltà.
Capitolano le convinzioni certe, tutto è relativo, perché, è proprio questa pedagogia che finisce per teorizzare e suggerire l’assoluta identità ontologica tra un professore universitario e l’ultima concorrente del grande fratello, perché nessuno deve avere conoscenze certe (dubitare sempre)…
Cade il rispetto e la lealtà, che – guai a nominarli – sono concetti fascisti.
Parità è la parola chiave.
Non ce la fai? Non preoccuparti arriva una bella certificazione DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ndr) o BES (Bisogni Educativi Speciali, ndr), così non fai più nulla e hai sei finché ti sbattono fuori con un calcio in culo.
Cade la possibilità di bocciare perché sennò la scuola azienda cade nella valutazione nazionale (poi non vi sgolate contro le paritarie, dato che questa è la Buona Scuola contro cui non avete detto beh!).
Una volta si tornava a casa e si veniva massacrati, da qui il sacro timore dell’insegnante che non deriva allo studente da null’altro che dalla violenza.
In questa totale caduta gli studenti percepiscono l’assoluta vuotezza degli insegnanti, la loro ignoranza (a cui li hanno costretti: chi ricorda ancora la poetessa Corinna, dopo tre anni di puttanate pedagogiche e di circoncisioni Lese?), la mancanza di passione, la maestrinità di chi si limita a correggere apostrofi e accenti.
Ecco gli studenti non sentono più vibrare violenta la passione.
Non sentono più nulla: cade l’autorità e anche l’autorevolezza. Insomma cade tutto.
E poi si spendono soldi pubblici per seminari contro il bullismo in una società di legulei che si appella sempre alla legalità, come fosse un valore assoluto (nel ’38 era legge denunciare l’ebreo, ma era giusto?): impera una logica spionistica di denuncia reciproca, si sono smantellate le bande, fare la spia non è più riprovevole, si denunciano allegramente i bar che non emettono scontrino per un caffè ma si usano a cuor leggero gli schiavi moderni (Foodora e Co.)
Occorre pensare a tutto ciò e non ripetere più che la colpa è dei ragazzi.
Essi sono la nostra speranza e noi la calpestiamo ogni giorno. L’abbiamo privata di ogni trauma e, conseguentemente, di ogni passione…
*superfetazione: fecondazione ulteriore
**CSILE: Computer-Supported Intentional Learning Environments
Postato su facebook ieri 19 aprile: “A cosa stai pensando Luigi? Penso a tutto quello che sta accadendo all’interno delle scuole, quando piccoli mascalzoni tiranneggiano insegnanti forse troppo timidi o forse perché l’amministrazione scolastica li ha abbandonati ad un destino di “paria”. Amministrazione in mano a degli incompetenti i quali hanno distrutto la scuola a cominciare dalla “minestra” della pubblica istruzione che ha il titolo di studio per fare la bidella non il ministro dei professori. Tutto è iniziato da quella specie di riforma Berlinguer – c’è sempre un Berlinguer che sfascia l’Italia – che ha introdotto il “CLIENTE”, l’alunno non è più alunno, studente, studioso è cliente e siccome il cliente ha sempre ragione ecco a quale situazione siamo arrivati: ALLA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA. Il pd deve sparire perché sono eredi di quella specie di sinistra, che si spacciava per erede di Gramsci senza averlo letto, autoritaria e antidemocratica, che mostravano di essere difensori dei più deboli, invece, il loro fine era ed è il potere e il vitalizio senza studiare e faticare.”
“Ecco gli studenti non sentono più vibrare violenta la passione.”
La passione credo sia il fattore di traino delle istanze descritte come impoverite o svilite nel contesto della Scuola, ma direi della Società di oggi: il senso della asimmetria delle relazioni (altrimenti detta autorevolezza…), la Fatica , quale ingrediente necessario ad apprezzare un obiettivo da perseguire e possibilmente raggiungere, la messa a punto di un metodo, sia di natura progettuale (a carico del Corpo Docente) , che apprendimentale (frutto della relazione tra “Corpi” differenti, Studenti ed Insegnanti).
La Passione è elemento di contagio: chi la prova non può fare a meno di …contagiare il proprio intorno, e perciò , come lievito nell’impasto, permette il sortire di ciò che ora è ammosciato.
Come restituire Passione ai Soggetti che ruotano attorno alla Scuola?
Questa Scuola, in particolare la Scuola dell’obbligo, dona un imprinting appassionante a chi vi si accosta?
Prescindo in questo intervento il riflettere sul tema “quale Scuola per quale Società e quale Società per quale Scuola”: prendo un segmento di riflessione , il segmento “PASSIONE”.
Ho pochi lucidi frammenti di Scuola appassionante, laddove l’intreccio tra il fornire elementi di conoscenza, da incorporare, non tralasciava MAI di suscitare domande, proporzionate all’età degli studenti o degli scolari, MA non con lo scopo di VERIFICARE una COMPETENZA, bensì per stimolare la scoperta di un orizzonte.
Che sia un orizzonte di conoscenza, di relazione o di di gioco.
Credo che la partita della PASSIONE si giochi, in una sorta di imprinting, nel primo biennio di “contatto”, specialmente se si tratta di offerta didattico-formativa a “Tempo Pieno”
Ritengo fallimentare una Scuola a Tempo Pieno che sostanzialmente replichi al pomeriggio lo stesso stile e gli stessi contenuti del mattino.
Ritengo fallimentare una Scuola a Tempo Pieno che , per il DOVEROSO studio INDIVIDUALE, occupi anche il tempo di vita extrascolastico restante.
Con appiattimento di ogni PASSIONE.
Tornerò volentieri sul tema Scuola, perchè lo ritengo un osservatorio di inestimabile valore sulla natura dei movimenti interni ad una intera Società.