
Ieri, dopo aver letto l’articolo dedicato alla lotta delle donne a El Salvador, il suo contenuto mi ha fatto ripensare alle “grandi-madri”, uno degli aspetti più importanti dell’archetipo della Donna Saggia.
Una saggezza che non corrisponde ad un’età cronologica o ad una fase della vita delle donne, non arriva all’improvviso e ricade sulle spalle come un mantello; ma è un’opera in divenire, che necessita di grande chiarezza e percezione, grande consapevolezza di sé, profondità e ampiezza, grande pace, espansività, sensualità, creatività, grande amore e immensa magnitudine.
Non conta quanti anni abbia accumulato una donna.
Il fondamento della “grandezza”, contrapposto all’ “ordinarietà”, è spesso conquistato attraverso crolli e ferite devastanti, slanci dello spirito, svolte sbagliate ed eccitanti, partenze e nuovi inizi, subiti precocemente in gioventù, nella mezza o nella tarda età.
Servono doti in apparente paradosso. Occorre acquisire di continuo nuovi insegnamenti e contemporaneamente accudire una tradizione, essere ricolme di spontaneità e affidabilità ma al tempo stesso essere accorte, esercitare l’istinto e il giudizio insieme.
Essere selvaggiamente creative e altrettanto risolute. Essere audaci ma non avventate.
Queste sono le donne che dalla notte dei tempi proteggono con la loro forza e benevolenza ciò che di più sacro esiste sulla terra…non un Dio, non una religione ma la natura e la vita.
Liberamente tratto da “La danza delle grandi madri” di Clarissa Pinkola Estés
e dedicato alle tante piccole-grandi madri che conosco.